Se vuoi contribuire ad integrare questo o altri articoli/speciali pubblicati in questo sito, o a pubblicarne di nuovi, puoi inviare il materiale in un file zip corredato di eventuali immagini in formato jpg, all'indirizzo e-mail ...
Il webmaster si incaricherà di inserire il materiale ricevuto avendo cura di indicare l'autore dello scritto.

Altri articoli attinenti l'argomento

  1 - Tipo 158/159

Indice dell'articolo

  1 - La prima serie

  2 - Nel 1974 arriva la Gt.

  3 - E la sorellina 1600.

  4 - E poi fu subito 2000.

  5 - Siamo ormai agli sgoccioli del decennio.

  6 - La quadrifoglio oro e il Gtv 2,6.

  7 - Scheda tecnica della prima Alfetta berlina:

  Scarica l'articolo in formato acrobat.


Alfetta (1972)

1. La prima serie

Parlare di auto anni settanta senza parlare dell'Alfetta è come parlare di Leonardo da Vinci senza citare la Gioconda. Perdonatemi l'irriverente paragone e la palese esagerazione, ma anche in questo caso siamo davanti ad un mito che imporrebbe di togliersi il cappello (come si dice facesse Henry Ford quando passava una Alfa).
Anche chi non è sensibile al richiamo delle auto del Biscione deve comunque ammettere che negli anni settanta le veloci berline della casa di Arese sono state un punto di arrivo per buona parte della media borghesia italiana del tempo: in quegli anni farsi una 2000 o una Alfetta voleva dire acquisire un certo prestigio che arrivava, oltre che dal blasone del marchio; anche dal dover spendere l'equivalente di tre o quattro Fiat 500 e quasi quanto una Mercedes 200!!!
Questo per dirvi che non erano auto proprio alla portata di tutti, specie in un clima non proprio propenso al consumismo: molti le sognavano e basta.

Nei primi anni settanta, la gamma Alfa Romeo è ovviamente ancora costituita da modelli derivati strettamente dal decennio precedente, i quali, pur vantando ancora discreti livelli di vendita, hanno pur sempre una età media piuttosto elevata: il listino, infatti, comprende la Giulia (1962), le Spider (1966), le coupè GT (1964), l'inarrivabile Montreal e come berlina di classe medio superiore la 2000, che esordì nel 1971 ma che era una evoluzione della 1750 del 1967.
Per rimanere al passo con la concorrenza, risulta evidente il bisogno di modelli totalmente nuovi ma lotte sindacali intestine, scioperi selvaggi e addirittura occupazioni degli stabilimenti di Arese e Milano; fanno sì che le novità tardino ad arrivare slittando troppo nel tempo.
La criticata Alfasud, ad esempio, presentata sul finire del 1971, viene messa in produzione solo nel 1972 e la seconda grande novità del decennio, che doveva addirittura essere la prima; arriva alle vendite solo nella seconda metà dello stesso anno: si tratta dell'Alfetta, sigla di progetto 116.

Il nome dato alla nuova nata non è inedito: già un modello da competizione degli anni a cavallo della seconda guerra mondiale si chiamava così e vantava un palmares di vittorie davvero invidiabile.
Le Alfetta 158, 158/9 e 159, infatti, primeggiarono sui circuiti di tutto il mondo tra il 1937 ed il 1951 condotte da nomi illustri quali Fagioli, Farina e Fangio ottenendo, tra l'altro, la prima vittoria del Mondiale di Formula Uno del 1950. Era dotata di un otto cilindri 1479cc con compressore che (all'apice della carriera) arrivò a sviluppare una potenza di 350 cavalli.

La vettura che nel 1972 ne eredita il nome è invece una berlina tre volumi a quattro porte piuttosto classica, a trazione posteriore, equipaggiata dal conosciuto quattro cilindri bialbero di 1779cc (lo stesso della berlina 1750 che sostituisce) che sviluppa ora 140cv/SAE (122 DIN) con cambio a 5 marce posto al retrotreno in blocco con il differenziale e ponte posteriore De Dion (raffinata soluzione destinata a diventare classica per la casa).


All'interno, la plancia vuole rispondere al duplice scopo di essere elegante e sportiva contemporaneamente grazie all'indovinato disegno pulito e lineare con inserti in legno: pur tuttavia, la strumentazione non è particolarmente ricca e la finitura, come sempre, è un po' trascurata, per non parlare, come al solito, dei trattamenti delle lamiere, facile preda della ruggine dopo pochi anni d'uso.
Il riscatto da questi particolari non entusiasmanti, viene come sempre (quando si parla di Alfa) dalle prestazioni globali su strada: aride cifre come una velocità di punta di circa 185 km/h e uno spunto in accelerazione di 9.8 secondi da zero a cento; confermano le eccellenti capacità dell'Alfetta ma ovviamente non dicono tutto.

2. Nel 1974 arriva la Gt.

Nel 1974, come di consueto per questo marchio, alla berlina viene affiancata una versione coupè, l'Alfetta GT.
Quest'ultima, pur con dimensioni lievemente più contenute; mantiene la medesima impostazione meccanica della berlina, quindi motore 1800 con trazione e cambio al retrotreno.

Ma il resto è completamente inedito, a cominciare dall'esterno, dove ancora una volta Giorgietto Giugiaro ottiene un ottimo risultato disegnando una filante ed aggressiva coupè destinata a fare scuola. All'interno, troviamo alcune raffinatezze come il cruscotto con il solo contagiri davanti al pilota (il resto della strumentazione al centro della plancia) e i finestrini posteriori discendenti (una cosa più unica che rara tra le coupè del periodo).

3. E la sorellina 1600.

Un ulteriore ampliamento della gamma Alfetta arriva nel 1975: per allargare il bacino di utenza verso il basso, viene offerta una "nuova" motorizzazione 1600 destinata ad equipaggiare la berlina e la neonata coupè GT.

Si tratta del noto motore 1570cc con 109cv che nonostante la potenza non entusiasmante in rapporto alla massa, assicura comunque una buona dinamicità alla vetture.
Per quanto riguarda la berlina, la nuova sorella minore è contraddistinta dalla presenza di due soli fari anteriori circolari, al posto dei quattro della 1800 e allestimenti semplificati. Le novità riguardano anche la 1800 stessa, che riceve un leggero ma convincente restyling che si riconosce a colpo d'occhio per lo scudetto anteriore di dimensioni maggiori e per la calandra differente, oltre a modifiche di entità minore anche agli interni e un piccolo depotenziamento per contenere le emissioni inquinanti (ora sviluppa 118cv anziché 122).

4. E poi fu subito 2000.

Il primo (e invero poco fortunato) tentativo di svecchiare la linea dell'Alfetta, arriverà solo due anni più tardi con il debutto della 2000. Nel 1977 viene infatti pensionata la personale ma ormai anacronistica 2000 Berlina sul mercato dal 1971 e a sostituirla arriva, come detto, una analoga motorizzazione per l'Alfetta.

Si tratta sempre del classico bialbero di 1962cc in grado di sviluppare 122 cv/DIN. L'estetica purtroppo non è molto convincente: i due ampi fari rettangolari anteriori, gli sproporzionati fanali posteriori e i paraurti con inserti in plastica ; snaturano la purezza della linea del vecchio modello, cosa che comunque non impedirà di conseguire un buon risultato di vendite al punto di far dilatare notevolmente i tempi di consegna.

Novità anche per il resto della gamma: anche in questo caso, il medesimo motore viene montato nella coupè dando vita alla versione GTV 2000 (cosa che farà sparire dai listini la GT 1800); mentre le berlina 1600 viene unificata alla 1800 e adesso entrambe adottano il frontale a quattro fari circolari.

5. Siamo ormai agli sgoccioli del decennio.

Nel 1979 il motore 2000 da 122cv vede incrementata la sua potenza a 130cv e viene montato sulle berlina 2000 L e coupè GTV 2000 L.
Novità anche per le minori 1600 e 1800 che adottano ora le stesse portiere della 2000 senza deflettori; ma la novità più interessante dell'anno è la presentazione della GTV 2000 in allestimento Turbo AutoDelta.

Esteticamente caratterizzata da una vistosa decalcomania indicante il modello sulle fiancate; le novità erano tutte sotto al cofano: il "vecchio" 1962cc ricevette grazie al turbocompressore una iniezione di potenza che arrivava ora a 150 cavalli e che consentiva alla vettura di superare i 205 chilometri all'ora.
Si tratta sicuramente dell'Alfetta più rara e di maggior valore: curiosamente, attualmente viene quotata circa 8000 euro, quindi grossomodo quanto costava in lire nel 1979, cioè 15 milioni e cinquecentomila.
L'ultima notizia che riguarda i "seventies" di questo modello è il debutto in versione "2000 America" di GTV e berlina rispettivamente nel 1979 e nel 1980. Oltre ad altre modifiche, le vetture vengono dotate di motore ad iniezione elettronica Spica che consente di ridurre il livello di inquinamento e consumi secondo le severe norme vigenti sul mercato americano. L'estetica viene purtroppo ulteriormente appesantita dai paraurti maggiorati.

Nel 1979 la gamma Alfetta si presentava così:

Alfetta 1600
Alfetta 1800
Alfetta 2000 L

Alfetta GT 1600
Alfetta GTV 2000 L
Alfetta GTV 2000 TurboDelta

Degli anni 80, ultimi anni di produzione dell’Alfetta che uscirà definitivamente di scena nel 1985, e che videro numerosi restyling della vettura sia berlina che coupè, vale la pena di segnalare le versioni ad iniezione CEM (Controllo Elettronico Motore) con funzionamento modulare: in caso non fosse richiesta molta potenza, tali motori erano in grado di andare a due soli cilindri e ridurre conseguentemente i consumi. Ne furono affidati alcuni esemplari sperimentali anche ai tassisti, ma il progetto non ebbe seguito.

6. La quadrifoglio oro e il Gtv 2,6.

Le versioni ad iniezione tradizionale "Quadrifoglio Oro" furono invece piuttosto apprezzate, così come ricevettero alcune preferenze anche le poco convincenti Turbodiesel VM in versione 2000 e 2400.
La sorte fu più benevola con le versioni coupè GTV: nel 1980 in occasione del primo vero restyling del modello (con l'adozione di una strumentazione più tradizionale), arrivò sotto al cofano anche il motore 2500 v6 apparso per la prima volta nel 1979 sull'Alfa 6.

Questa versione si distingueva a colpo d'occhio per la presenza di una "gobba" sul cofano necessaria per ospitare l'ingombrante meccanica.
Nel 1983 il modello assume nei listini il semplice nome di GTV e nelle versioni GTV 2000 e GTV-6 2500 rimarrà in vendita fino al 1987. Per rivedere una degna coupè in casa Alfa si dovrà attendere più di qualche anno per la rinata GTV degli anni novanta… ma questa è tutta un’altra storia…..

7. Scheda tecnica della prima Alfetta berlina:

Motore anteriore longitudinale 4 cilindri bialbero
Trazione posteriore
Cilindrata di 1779 cc
Potenza di 118cv-DIN a 5500 giri/minuto
Freni a disco sulle quattro ruote
Dimensioni: lunghezza 428 cm, larghezza 162 cm
Peso: 1060 kg
Velocità massima: 180 km/h
Consumo medio dichiarato di 12.4 litri per 100km
Prezzo: Lire 2.245.000 (1972, versione berlina 4 porte)

       

Sito ottimizzato ad una risoluzione di 800 x 600.