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Inserito il - 10/05/2008 : 00:26:19 Alfa Romeo Duetto
1- Introduzione
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Col suo ruolo di "spalla" di Dustin Hoffman nel cult film "Il laureato" (e con oltre 40 mila esemplari venduti negli Stati Uniti) l'Alfa Romeo Duetto, nelle sue numerose versioni, è tra le pochissime italiane di razza riuscite a crearsi un autentico mito anche oltre Oceano.
Ha cambiato più volte nome, meccanica, accessori e persino faccia, ma è sempre rimasta sé stessa. La spider Alfa Romeo più famosa dopo la Giulietta non ha avuto bisogno di molto tempo per diventare un classico a tutti gli effetti.
Chi si avvicina a questo modello ha solo l'imbarazzo della scelta: in una trentina d' anni di vita e di carriera si sono alternate cinque generazioni di stile di carrozzeria, dall'originale "Osso di seppia" alla "Serie 90" passando per le "Coda Tronca" e le "Aerodinamica I" e "Aerodinamica II". Oggi sono tutte largamente disponibili sul mercato delle macchine da collezione e acquistabili a cifre che spaziano da un minimo di 5.000 a un massimo di 11.000 euro.
2- 1966 - 1970
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Duetto, il nome ufficiale della nuova spider che l'Alfa Romeo lanciò nel 1966 abbinando la piattaforma accorciata della Giulia con il motore della Giulia 1600 GTV e con una bellissima carrozzeria di Pininfarina, fu decretato da un concorso lanciato tra i lettori dei maggiori settimanali famigliari dell'epoca. Tuttavia, la capostipite della serie fu ben presto ribattezzata (da appassionati e profani) Osso di seppia o Coda tonda per via della sua forma levigata e della coda sottile allungata all'indietro.
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Il nome Duetto, comunque, fu ben presto dimenticato anche dalla Casa stessa, che definì le versioni successive semplicemente come Spider con l'indicazione della cilindrata e del tipo. La prima evoluzione della Duetto, la 1750 Spider Veloce, debuttò nel febbraio 1968.
Aveva un motore di 1.779 cc, carreggiate allargate, barra antirollio posteriore, alternatore al posto della dinamo, frizione con molla a diaframma, servofreno di serie, cerchi larghi con diametro di 14 pollici invece di 15, volante con corona di legno e retrovisore esterno arretrato.
Per sette mesi la Duetto affiancò la 1750 nel listino ad un prezzo inferiore di 50.000 lire: poi, nel 1968, la Spider 1300 Junior assunse il ruolo di "entry level" con un motore di 1.290 cc e prestazioni un po' inferiori. Proprio la Spider 1300 Junior chiuse la serie Osso di seppia e rimase in produzione fino al 1969 insieme con la 1750 Spider Veloce.
3- 1970 - 1974
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Dal model year 1970 le Spider subirono un' importante modifica nella coda che, sottoposta un deciso taglio verticale, suggerì il nomignolo di Coda tronca.L' intervento ridusse lo sbalzo posteriore e piacque perché ricordava la fisionomia delle auto da corsa. Con questa versione cambiarono anche l' inclinazione del parabrezza, le dimensioni della calandra e i paraurti. La sola 1750 Spider Veloce presentò la pedaliera infulcrata in alto, palpebre singole per gli strumenti più grandi, una diversa posizione delle spie e la consolle centrale con i comandi ausiliari. All' esterno le maniglie delle porte incassate sostituirono quelle a pulsante, agli optional si aggiunsero i poggiatesta.
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La 1750 Spider Veloce fu presto sostituita dalla 2000 Spider Veloce con motore di 1.962 cc per 130 Cv. Esteticamente cambiarono i coprimozzo, ora con dadi in vista. Nello stesso anno la Spider 1300 Junior adottò le modifiche meccaniche della Gt 1300 Junior e, dalla primavera 1972, fu offerta anche con il motore di 1.600 cc. In questo caso la sigla nella coda indicava la diversa cilindrata.
Nell' estate 1974, in piena crisi energetica, i motori 1.600 e 2.000 furono unificati con quelli delle berline e delle coupé di cilindrata corrispondente, e ciò dette origine alle versioni Unificata, con potenza ridotta da 110 a 102 Cv nella 1.6 Spider e da 130 a 128 Cv nella 2.0 Spider. Ovviamente la velocità massima e i consumi diminuirono.
Nel 1978 uscì dalla produzione la 1.3 e il resto della gamma rimase invariato fino al 1980, quando, di nuovo per motivi d'unificazione, anche le 1.6 adottarono le calotte dei fari e gli allestimenti della 2.0.Entrambe presentarono nuovi specchietti retrovisori e la plancia con una nuova grafica degli strumenti, orologio digitale, luci d'emergenza e levette del tergi-lavavetro nel piantone. Nel gennaio del 1982 al Salone di Bruxelles le 1.6 e 2.0 versione Unificata persero le calotte trasparenti dei fari.
4- 1982 - 1990
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A fine 1982 apparve la serie che verrà ribattezzata Aerodinamica I, sviluppata da Pininfarina su un prototipo del 1974. Le Aerodinamica I, sia 1.6 sia 2.0, non avevano le calotte sui fari, presentando invece un nuovo paracolpi di poliestere nero con scudo integrato e spoiler in tinta con la carrozzeria. Lo spoiler posteriore era nero di plastica morbida. Neri erano pure le cornici degli strumenti, i comandi nella consolle, le razze del volante. Meccanicamente la 2000 segnò il debutto dell' accensione elettronica, mentre la 1.6 tornò al motore da 104 Cv. Nel 1985 arrivò la versione di punta Spider 2.0 Quadrifoglio Verde, dotata di spoiler anteriore integrato nel frontale, spoiler posteriore modificato, specchi grandi ("candelabri", li definirono i più critici), bandelle, volante, pomello del cambio, cruscotto, selleria e consolle rinnovati. L' allestimento Quadrifoglio Verde diventò standard per gli Stati Uniti mentre per i mercati europei rappresentò la versione top di gamma, di solito consegnata con le splendide ruote in lega leggera al posto dei ben più criticati copri-ruota in plastica.
All' età di 24 anni la Spider trovò una nuova giovinezza con il magistrale lifting del 1990 portato a termine dal team dei designer di Pininfarina.
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Il paraurti anteriore integrato nella carrozzeria presentò lo scudo Alfa in negativo, le bandelle laterali acquisirono un profilo più morbido, ma la parte che cambiò più di tutte fu la coda, ristilizzata in modo da ricordare quella della 164. All' interno qualche ritocco rese più funzionale la plancia. Il classico bialbero di 2 litri (alternativo al 1600 a carburatori) montò l' iniezione elettronica Bosch Motronic ML 4.1 : quest'intervento soffocò il caratteristico ruggito d'aspirazione e diminuì anche la sonorità dello scarico. Gli alfisti piu' irriducibili non gradirono, anche se proprio la maggiore trattabilità decretò l' ampio successo sia in Italia che nei mercati esteri.
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