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Indice dell'articolo

  1 - Gli esordi

  1 - Icona del poliziottesco

  1 - Il declino

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Gli esordi

Debuttò nel cinema con una piccola parte ne Il Gattopardo (1963) di Luchino Visconti. Dopo altre pellicole considerate di modesto valore e teatro di rivista con Massimo Dapporto ("I trionfi", 1964), esordì in televisione con "I grandi camaleonti" (1964) di Edmo Fenoglio e si mise in mostra nell'"Orlando furioso" (1968) di Luca Ronconi. Raggiunse la notorietà grazie allo sceneggiato televisivo "Il giovane Garibaldi" di Franco Rossi (1974), in cui interpretava Giuseppe Garibaldi.


Icona del poliziottesco

Merli divenne negli anni '70 uno degli attori più noti del genere poliziottesco, con film come Roma violenta, Roma a mano armata, Napoli violenta, Il cinico, l'infame, il violento e Da Corleone a Brooklyn.
Il suo esordio nel genere avvenne nel 1975, quando Merli ottenne la parte del Commissario Betti in Roma violenta, diretto da Marino Girolami. Fu proprio il regista a caldeggiarne la scrittura per sostituire Richard Harrison, voluto invece dal produttore. Il protagonista doveva apparire iconograficamente simile a Franco Nero, che aveva ottenuto un grande successo con La polizia incrimina, la legge assolve, tanto che Merli si fece crescere appositamente i baffi, che poi diverranno uno dei suoi "marchi di fabbrica". Il film fu un grandissimo successo commerciale, tanto da incassare oltre due miliardi di lire, ed essere il venticinquesimo incasso nella stagione cinematografica in Italia.
Alto, biondo, muscoloso e baffuto, Merli interpretava personaggi di duri poliziotti in rivolta contro l'ingiustizia e il lassismo della legge e dei magistrati. Numerose scene acrobatiche e pericolose di alcuni film furono girate direttamente da lui senza il bisogno di avvalersi di controfigure. La sovrapposizione tra attore e personaggio portato sullo schermo fu, nel caso di Merli, tanto profonda da essere considerato il "commissario di ferro" per antonomasia. Molti saranno i suoi successi nella seconda metà degli anni settanta, spesso guidato con maestria dai registi Umberto Lenzi e Stelvio Massi.


Il declino

Col termine degli anni Settanta anche il genere poliziottesco entrò in crisi, e per Merli divenne difficile ritagliarsi altri spazi nel mondo del cinema italiano, tanto che il suo tentativo di cimentarsi in un altro genere, con lo spaghetti-western Mannaja di Sergio Martino, si rivelò un fallimento.
L'ultima apparizione in un lungometraggio fu nel 1988, in Tango Blu, diretto da Alberto Bevilacqua. Negli ultimi anni della sua carriera, ormai emarginato da una critica cinematografica ostile, aveva partecipato solo ad alcune trasmissioni televisive d'intrattenimento.
Proprio in questa difficile fase costellata di amarezze, il 10 marzo 1989, a Roma, mentre giocava a tennis con un amico e sotto gli occhi della figlia, fu colto da un infarto: sia pur prontamente soccorso, purtroppo giunse in ospedale già privo di vita. Morì così, a soli 49 anni, proprio quando sembrava che stesse per concretizzarsi la possibilità di recitare ancora una volta nella parte del commissario in un nuovo film.


       

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